Economia
Per secoli, l’economia di questo territorio si è basata soprattutto su agricoltura e allevamento, prima ovo-caprino, poi bovino.
In tutto il Comune sono visibili gli ampi appezzamenti, sovente strappati alla pendenza della montagna con un duro lavoro di terrazzamento.
In tutto il Comune sono visibili gli ampi appezzamenti, sovente strappati alla pendenza della montagna con un duro lavoro di terrazzamento.
Agricoltura e allevamento
Le colture più diffuse erano quelle di cereali e di patate che, come da tradizione, venivano ruotati ogni anno. Da queste coltivazioni derivava la maggior parte del sostentamento delle famiglie, quindi è facile immaginare come un anno di raccolto scarso metteva in crisi l’intero paese.
Il problema principale, allora come adesso, era la siccità.
Nel nostro Comune vi sono alcune sorgenti e alcuni torrenti, ma l’acqua è poca. Così, fin dall’antichità, si è dovuto provvedere alla costruzione di canali di irrigazione, i celebri ru. Tra il XIII e il XVI secolo fu creata una rete che portava l’acqua dai territori circostanti.
Gli abitanti di Emarese possono contare sul Ru Courtoud (che troverete scritto anche Courtaud o Courthaud e la cui storia potete sentire raccontata in questo podcast) che porta l’acqua dal ghiacciaio del Ventina, sulle pendici del Monte Rosa in Val d’Ayas; del Ru d’Arlaz, che pesca l’acqua del torrente Evancon tra Arcesaz e Brusson; del Ru d’Emarese (Revetta) progettato nel 1393 dai consorziati di Emarese, Saint-Vincent e Arbaz, e realizzato nel 1433.
I sentieri accanto ai ru sono ancor oggi percorribili e, data la pendenza minima e costante, sono meta di tranquille escursioni.
Un altro problema per i contadini (soprattutto nel passato) erano gli insetti. Non a caso, la piccola cappelletta votiva che spunta nella piana di Eresaz era dedicata a Nostra Signora delle Grazie per chiedere la protezione dalle cavallette.
Altri edifici che testimoniano le attività legate ai cereali, sono i mulini ed i forni. Mentre i primi sono quasi scomparsi e rimangono solo nelle frazioni di Emarese, Chassan e Sommarese, i forni sono tutt’ora presenti e, dopo i restauri degli anni ’80 e ’90, vengono utilizzati ciclicamente in ogni frazione.
Oltre a cereali e patate, gli abitanti di Emarese si nutrivano di castagne e di altri vegetali raccolti. Ma una parte importante del nutrimento: latte e i suoi derivati, burro e formaggi, insieme alla carne degli animali allevati erano una fonte importante di proteine.
Gli animali venivano macellati in inverno, per preservare le carni. Se qualche capo si feriva o moriva d’estate, la carne veniva conservata nella Borna de Ghiasa, una grotta naturale da cui spira un costante vento freddo che permette la conservazione delle derrate. Dalla seconda metà dell’Ottocento venne chiusa con un portone per evitare i furti di cibo. Oggi è meta di un itinerario adatto a tutti.
Il problema principale, allora come adesso, era la siccità.
Nel nostro Comune vi sono alcune sorgenti e alcuni torrenti, ma l’acqua è poca. Così, fin dall’antichità, si è dovuto provvedere alla costruzione di canali di irrigazione, i celebri ru. Tra il XIII e il XVI secolo fu creata una rete che portava l’acqua dai territori circostanti.
Gli abitanti di Emarese possono contare sul Ru Courtoud (che troverete scritto anche Courtaud o Courthaud e la cui storia potete sentire raccontata in questo podcast) che porta l’acqua dal ghiacciaio del Ventina, sulle pendici del Monte Rosa in Val d’Ayas; del Ru d’Arlaz, che pesca l’acqua del torrente Evancon tra Arcesaz e Brusson; del Ru d’Emarese (Revetta) progettato nel 1393 dai consorziati di Emarese, Saint-Vincent e Arbaz, e realizzato nel 1433.
I sentieri accanto ai ru sono ancor oggi percorribili e, data la pendenza minima e costante, sono meta di tranquille escursioni.
Un altro problema per i contadini (soprattutto nel passato) erano gli insetti. Non a caso, la piccola cappelletta votiva che spunta nella piana di Eresaz era dedicata a Nostra Signora delle Grazie per chiedere la protezione dalle cavallette.
Altri edifici che testimoniano le attività legate ai cereali, sono i mulini ed i forni. Mentre i primi sono quasi scomparsi e rimangono solo nelle frazioni di Emarese, Chassan e Sommarese, i forni sono tutt’ora presenti e, dopo i restauri degli anni ’80 e ’90, vengono utilizzati ciclicamente in ogni frazione.
Oltre a cereali e patate, gli abitanti di Emarese si nutrivano di castagne e di altri vegetali raccolti. Ma una parte importante del nutrimento: latte e i suoi derivati, burro e formaggi, insieme alla carne degli animali allevati erano una fonte importante di proteine.
Gli animali venivano macellati in inverno, per preservare le carni. Se qualche capo si feriva o moriva d’estate, la carne veniva conservata nella Borna de Ghiasa, una grotta naturale da cui spira un costante vento freddo che permette la conservazione delle derrate. Dalla seconda metà dell’Ottocento venne chiusa con un portone per evitare i furti di cibo. Oggi è meta di un itinerario adatto a tutti.
La corsa all'oro
Tutta la Valle d’Aosta è stata oggetto di grande attività mineraria. Basti pensare alle miniere di Brusson (che valgono una visita) o a quelle di Saint-Marcel. Nella prima metà del Settecento il Regno di Sardegna iniziò una ricerca sistematica dei minerali, ma qui ad Emarese l’inizio dell’estrazione avvenne in modo più rocambolesco.
Nell’Ottobre del 1741, Jean-Antoine Pasquettaz, un contadino, scavando sotto un ginepro a Ravet trovò una grossa pepita d’oro che pesava 180 grammi. Nel periodo seguente, moltiplicando le ricerche nella zona, vennero trovate altre pepite per un peso complessivo di una decina di chili. I contadini le portarono a vendere, spesso sottoprezzo, ai mercanti di Ivrea e da lì la voce si sparse fino a Ginevra, attirando ad Emarese numerosi cacciatori d’oro improvvisati.
A questi singoli avventurieri seguì uno sfruttamento più razionale da parte della società Finanze Reali che però giunse rapidamente alla conclusione che le vene erano sterili.
Nell’Ottobre del 1741, Jean-Antoine Pasquettaz, un contadino, scavando sotto un ginepro a Ravet trovò una grossa pepita d’oro che pesava 180 grammi. Nel periodo seguente, moltiplicando le ricerche nella zona, vennero trovate altre pepite per un peso complessivo di una decina di chili. I contadini le portarono a vendere, spesso sottoprezzo, ai mercanti di Ivrea e da lì la voce si sparse fino a Ginevra, attirando ad Emarese numerosi cacciatori d’oro improvvisati.
A questi singoli avventurieri seguì uno sfruttamento più razionale da parte della società Finanze Reali che però giunse rapidamente alla conclusione che le vene erano sterili.
La miniera d'amianto
L’amianto, o asbesto, era conosciuto sin dall’antichità, tanto che Egizi e Greci usavano tessuti a base di amianto per avvolgere i corpi degli uomini illustri nelle pire funebri.
In tempi più recenti era, più o meno, una semplice curiosità scientifica, fino a quando, agli inizi del 1900, venne brevettato l’Eternit, un materiale ottenuto miscelando amianto e cemento dalle straordinarie capacità di resistenza, versatilità ed economicità. Non a caso durante il XX secolo aveva letteralmente invaso il mercato delle costruzioni.
Oggi sappiamo che la polvere di amianto, se respirata, provoca unna forma grave di cancro, tanto che l’Eternit è stato messo fuori legge e, ove possibile, i manufatti in Eternit vengono sostituiti e smaltiti con grande attenzione.
Qui ad Emarese, la miniera di Setarme venne scoperta nel 1872, alle spalle dell’abitato di Chassan. Iniziarono a sfruttarne la parte alta, provocando anche una grossa frana nel 1890. Negli anni successivi la miniera passò di mano. Prima ad una società mineraria inglese, poi, nel 1941, con la Seconda guerra mondiale che vedeva italiani ed inglesi su fronti opposti, la miniera venne gestita da società italiane.
Non dobbiamo dimenticare che, soprattutto durante la guerra, l’amianto era un bene prezioso, quindi la miniera era molto sfruttata e dava lavoro a molti abitanti. Tra il 1940 e il 1945 impiegava cento uomini (che tra l’altro erano esentati dal prestare servizio in guerra) e trenta donne.
Le attività cessarono completamente intorno al 1980 e la società mise in sicurezza le entrate della miniera.
Paradossalmente, la miniera ha dato ancora lavoro con i lavori di bonifica e ripristino ambientale, svolti in più riprese e in fase finale oggi.
In tempi più recenti era, più o meno, una semplice curiosità scientifica, fino a quando, agli inizi del 1900, venne brevettato l’Eternit, un materiale ottenuto miscelando amianto e cemento dalle straordinarie capacità di resistenza, versatilità ed economicità. Non a caso durante il XX secolo aveva letteralmente invaso il mercato delle costruzioni.
Oggi sappiamo che la polvere di amianto, se respirata, provoca unna forma grave di cancro, tanto che l’Eternit è stato messo fuori legge e, ove possibile, i manufatti in Eternit vengono sostituiti e smaltiti con grande attenzione.
Qui ad Emarese, la miniera di Setarme venne scoperta nel 1872, alle spalle dell’abitato di Chassan. Iniziarono a sfruttarne la parte alta, provocando anche una grossa frana nel 1890. Negli anni successivi la miniera passò di mano. Prima ad una società mineraria inglese, poi, nel 1941, con la Seconda guerra mondiale che vedeva italiani ed inglesi su fronti opposti, la miniera venne gestita da società italiane.
Non dobbiamo dimenticare che, soprattutto durante la guerra, l’amianto era un bene prezioso, quindi la miniera era molto sfruttata e dava lavoro a molti abitanti. Tra il 1940 e il 1945 impiegava cento uomini (che tra l’altro erano esentati dal prestare servizio in guerra) e trenta donne.
Le attività cessarono completamente intorno al 1980 e la società mise in sicurezza le entrate della miniera.
Paradossalmente, la miniera ha dato ancora lavoro con i lavori di bonifica e ripristino ambientale, svolti in più riprese e in fase finale oggi.
I giorni nostri
Se fino alla metà del secolo scorso le principali attività erano allevamento, agricoltura e attività mineraria, da quell’epoca gli abitanti di Emarese hanno cercato lavori diversi, scendendo a valle o iniziando a spostarsi in altre parti d’Italia.
Ciò è ben documentato dal calo della popolazione che dai 719 abitanti del 1911 è scesa agli attuali 230 circa.
Attualmente le principali attività, oltre alla pastorizia e all’agricoltura, sono legate alla piccola impresa artigianale (edile, elettricista, falegname) e al turismo.
La posizione di Emarese, perfetta per il clima e relativamente vicina sia alla Val d’Ayas che alle altre mete turistiche, invita a soggiornare in modo rilassante e a contatto con una natura ancora incontaminata.
La fitta rete di sentieri che fungeva un tempo come direttiva per i commerci e gli spostamenti, è meta di escursionisti a piedi, in bici e perfino a cavallo.
Ciò è ben documentato dal calo della popolazione che dai 719 abitanti del 1911 è scesa agli attuali 230 circa.
Attualmente le principali attività, oltre alla pastorizia e all’agricoltura, sono legate alla piccola impresa artigianale (edile, elettricista, falegname) e al turismo.
La posizione di Emarese, perfetta per il clima e relativamente vicina sia alla Val d’Ayas che alle altre mete turistiche, invita a soggiornare in modo rilassante e a contatto con una natura ancora incontaminata.
La fitta rete di sentieri che fungeva un tempo come direttiva per i commerci e gli spostamenti, è meta di escursionisti a piedi, in bici e perfino a cavallo.
Bibliografia
Molte delle informazioni presenti in questa pagina sono tratte da:
Emarese, Aymarese, Imareiza: cenni storico-biografici
a cura di Laura Grivon
Ed. Centre d'ètudes Abbé Trèves
Emarese, Aymarese, Imareiza: cenni storico-biografici
a cura di Laura Grivon
Ed. Centre d'ètudes Abbé Trèves