Luglio 2025
“…«A me sembra strano che il tempo, che abbiamo inventato noi esseri umani, sia così importante anche per la Terra» disse Nico. Remigio sorrise e rispose: «Ne sei proprio sicuro?»…”
Prendendo tempo
«Andiamo, sei pronto?»
«Sì, sì, sono pronto, ma possiamo aspettare ancora un attimo?»
«Che diavolo devi fare ancora?»
«Dai, su grazie… una cosa soltanto. Fammi guardare la valle dalla finestra. Oh, guarda, guarda… i prati, i prati sono in fiore… gli alberi, mamma mia, gli alberi son così verdi. Pensare che solo tre o quattro giorni fa, su dall’Egidio, c’erano i soliti, sai quelli che si trovano tutti i pomeriggi alla Trattoria Alpina!? Loro! E continuavano a dire a ma com’è che quest’anno ancora non c’è fioritura… come e come non è… eccola la fioritura. Guarda, se non dovessimo andare, scenderei all’Alpina e andrei a dirglielo io in faccia a quelli.»
«Lo sai, non possiamo. Dobbiamo andare.»
«Lo so, lo so, però sai che gusto!? Io andrei e gli direi che non bisogna avere fretta e che per tutto c’è il suo momento.»
«Mamma mia, quanta saggezza! E da quando sei diventato così assennato!?»
«Eh, sfotti, sfotti. Però hai ragione, non è che sono sempre stato così.»
«Ah, lo so.»
«Eh sì… ma ti ricordi quando ero un ragazzino, eh!? Te lo ricordi, te!? Ti ricordi i pomeriggi, dopo la scuola, che correvo a casa. e mi facevo a piedi quasi tutta la valle, in salita… mamma mia che fatica, tutta quella salita… sotto il sole, sotto la pioggia, nella neve, frustati dal vento… mamma, che fatica.»
«E come correvi, però.»
«Eh sì, correvo, ma mai quanto, a quel tempo, ho cercato di correrti davanti, di batterti, di arrivare prima. Già, arrivare prima di te…»
«A me lo dici!? Lo so, lo so benissimo.»
«Che stupido. A cosa serviva batterti, arrivare prima di te!? A niente, proprio a niente. Era soltanto un’illusione di gioventù.»
«Eh, meno male che l’hai capito, anche se ci hai messo un po’.»
«Oh, senti, c’ho messo quanto c’ho messo.»
«E poi, poi hai cominciato a fare di tutto per restare indietro…»
«Hai ragione. Porco cane. Quando ho smesso di cercare di batterti, ho cominciato a non volere altro che lasciarti correre avanti, ma col solo intento di restare indietro. Ed ecco che tutto prendeva una piega così diversa. I rimorsi che diventavano rimpianti e gli amori persi, che diventavano nostalgia. Ecco in cosa mi compiacevo, io. Ti lasciavo vincere, ti davo un vantaggio incolmabile. Ecco, facevo di tutto per restare indietro o così mi pareva. Indietro, ancorato ai ricordi, che m’impegnavo di giorno in giorno a non far sbiadire e che imbellettavo, aggiustavo, che completavo… massì, che inventavo, inventavo anche. E per quale motivo!?»
«Per quale?»
«Per convincermi di non doverti rendere conto.»
«E poi?»
«E poi e poi e poi… e poi ho capito che non c’era partita più persa in partenza come quella contro di te. E allora ho imparato, con fatica, ma ho imparato a muovermi al tuo passo. Sì! Ma non a subirlo. Sia chiaro. Ed è proprio per questo che ora non ho paura di seguirti. Sono in pace con me stesso, ho rimpianti, ho rimorsi, forse ho anche ancora qualche sogno, ma so che per questi non c’è più tempo. Però, però una cosa la so, so che non ho paura e non sento dolore. Purtroppo, il dolore mi tocca lasciare che lo provi mia moglie e i miei figli e i miei amici. Loro, poveri, verranno sconvolti dal dolore. Loro non si daranno pace. Per quello che avrebbero voluto dirmi e non sono riusciti a dire o per quello che invece mi hanno detto e che non avrebbero mai voluto dire. A me dispiace. Mi dispiace davvero per loro. Io però sento di non provare nessun dolore. Io mi sento in pace, con loro e con me. E con te. Sai, l’altro giorno ero andato all’Alpina a farmi un Campari col bianco e c’era il Remigio che parlava col Nico. Parlavano come parlano quelli della tivù…»
«E cosa dicevano quei due cervelloni?»
«A me sembra strano che il tempo, che abbiamo inventato noi esseri umani, sia così importante anche per la terra» disse Nico, tutto serio…
«Hai capito! E…?»
Remigio sorrise e rispose «Ne sei proprio sicuro? »
«Beh, è sempre comodo rispondere a una domanda con un’altra domanda. E tu? Tu come la pensi?»
«Io!? Boh, io penso che ci sono le cose e che per ognuna c’è il suo tempo, non so mica chi ha inventato il tempo e chi inventato le cose e non so mica se il tempo serve alle cose e le cose al tempo. So che ci sono le cose e che ogni cosa ha il suo tempo e tu lo sai meglio di me, meglio di chiunque altro, sa sempre. Per cui c’è un tempo anche per seguirti adesso e uscire.»
«E perché ridi ora!?»
«Perché… perché sto pensando a quella stronzata che dicono tutti…»
«Quale!?»
«Massì, quella storiella che ci raccontiamo per darci un tono… chi ha tempo non aspetti tempo. Non è così che diciamo!?»
«Sì e allora!?»
«Allora è una stronzata, bella e buona. Nessuno può avere il tempo, perché nessuno è padrone del tempo. È il tempo che è padrone di tutti e di tutto. Forse ci si mette un po’ a capirlo, ma poi, poi ci sente in pace. Allora!? andiamo!?»
«Andiamo.»
«Sì, sì, sono pronto, ma possiamo aspettare ancora un attimo?»
«Che diavolo devi fare ancora?»
«Dai, su grazie… una cosa soltanto. Fammi guardare la valle dalla finestra. Oh, guarda, guarda… i prati, i prati sono in fiore… gli alberi, mamma mia, gli alberi son così verdi. Pensare che solo tre o quattro giorni fa, su dall’Egidio, c’erano i soliti, sai quelli che si trovano tutti i pomeriggi alla Trattoria Alpina!? Loro! E continuavano a dire a ma com’è che quest’anno ancora non c’è fioritura… come e come non è… eccola la fioritura. Guarda, se non dovessimo andare, scenderei all’Alpina e andrei a dirglielo io in faccia a quelli.»
«Lo sai, non possiamo. Dobbiamo andare.»
«Lo so, lo so, però sai che gusto!? Io andrei e gli direi che non bisogna avere fretta e che per tutto c’è il suo momento.»
«Mamma mia, quanta saggezza! E da quando sei diventato così assennato!?»
«Eh, sfotti, sfotti. Però hai ragione, non è che sono sempre stato così.»
«Ah, lo so.»
«Eh sì… ma ti ricordi quando ero un ragazzino, eh!? Te lo ricordi, te!? Ti ricordi i pomeriggi, dopo la scuola, che correvo a casa. e mi facevo a piedi quasi tutta la valle, in salita… mamma mia che fatica, tutta quella salita… sotto il sole, sotto la pioggia, nella neve, frustati dal vento… mamma, che fatica.»
«E come correvi, però.»
«Eh sì, correvo, ma mai quanto, a quel tempo, ho cercato di correrti davanti, di batterti, di arrivare prima. Già, arrivare prima di te…»
«A me lo dici!? Lo so, lo so benissimo.»
«Che stupido. A cosa serviva batterti, arrivare prima di te!? A niente, proprio a niente. Era soltanto un’illusione di gioventù.»
«Eh, meno male che l’hai capito, anche se ci hai messo un po’.»
«Oh, senti, c’ho messo quanto c’ho messo.»
«E poi, poi hai cominciato a fare di tutto per restare indietro…»
«Hai ragione. Porco cane. Quando ho smesso di cercare di batterti, ho cominciato a non volere altro che lasciarti correre avanti, ma col solo intento di restare indietro. Ed ecco che tutto prendeva una piega così diversa. I rimorsi che diventavano rimpianti e gli amori persi, che diventavano nostalgia. Ecco in cosa mi compiacevo, io. Ti lasciavo vincere, ti davo un vantaggio incolmabile. Ecco, facevo di tutto per restare indietro o così mi pareva. Indietro, ancorato ai ricordi, che m’impegnavo di giorno in giorno a non far sbiadire e che imbellettavo, aggiustavo, che completavo… massì, che inventavo, inventavo anche. E per quale motivo!?»
«Per quale?»
«Per convincermi di non doverti rendere conto.»
«E poi?»
«E poi e poi e poi… e poi ho capito che non c’era partita più persa in partenza come quella contro di te. E allora ho imparato, con fatica, ma ho imparato a muovermi al tuo passo. Sì! Ma non a subirlo. Sia chiaro. Ed è proprio per questo che ora non ho paura di seguirti. Sono in pace con me stesso, ho rimpianti, ho rimorsi, forse ho anche ancora qualche sogno, ma so che per questi non c’è più tempo. Però, però una cosa la so, so che non ho paura e non sento dolore. Purtroppo, il dolore mi tocca lasciare che lo provi mia moglie e i miei figli e i miei amici. Loro, poveri, verranno sconvolti dal dolore. Loro non si daranno pace. Per quello che avrebbero voluto dirmi e non sono riusciti a dire o per quello che invece mi hanno detto e che non avrebbero mai voluto dire. A me dispiace. Mi dispiace davvero per loro. Io però sento di non provare nessun dolore. Io mi sento in pace, con loro e con me. E con te. Sai, l’altro giorno ero andato all’Alpina a farmi un Campari col bianco e c’era il Remigio che parlava col Nico. Parlavano come parlano quelli della tivù…»
«E cosa dicevano quei due cervelloni?»
«A me sembra strano che il tempo, che abbiamo inventato noi esseri umani, sia così importante anche per la terra» disse Nico, tutto serio…
«Hai capito! E…?»
Remigio sorrise e rispose «Ne sei proprio sicuro? »
«Beh, è sempre comodo rispondere a una domanda con un’altra domanda. E tu? Tu come la pensi?»
«Io!? Boh, io penso che ci sono le cose e che per ognuna c’è il suo tempo, non so mica chi ha inventato il tempo e chi inventato le cose e non so mica se il tempo serve alle cose e le cose al tempo. So che ci sono le cose e che ogni cosa ha il suo tempo e tu lo sai meglio di me, meglio di chiunque altro, sa sempre. Per cui c’è un tempo anche per seguirti adesso e uscire.»
«E perché ridi ora!?»
«Perché… perché sto pensando a quella stronzata che dicono tutti…»
«Quale!?»
«Massì, quella storiella che ci raccontiamo per darci un tono… chi ha tempo non aspetti tempo. Non è così che diciamo!?»
«Sì e allora!?»
«Allora è una stronzata, bella e buona. Nessuno può avere il tempo, perché nessuno è padrone del tempo. È il tempo che è padrone di tutti e di tutto. Forse ci si mette un po’ a capirlo, ma poi, poi ci sente in pace. Allora!? andiamo!?»
«Andiamo.»
Testo e foto di Walter Meregalli