Settembre 2025
“…«Quanto vorrei che la nonna fosse qui» disse Sophie osservando la sedia vuota sul limitare dell’uscio…”
Sophie e la professoressa
Sophie uscì come tutti i giorni allegra e spensierata dal liceo artistico che frequentava a Civitavecchia. Baciò i suoi amici e amiche con quello slancio che la rendeva simpatica ed aperta con tutti. Un attimo prima che tutti i telefonini fossero di nuovo accesi lei si era già congedata con i suoi compagni che sapevano che il martedì e il giovedì doveva correre alla stazione in quei 13 minuti che la dividevano dall’appuntamento col treno per Cerveteri dove l’attendeva la palestra di ginnastica artistica che frequentava ormai da 8 anni.
Sophie uscì come tutti i giorni allegra e spensierata dal liceo artistico che frequentava a Civitavecchia. Baciò i suoi amici e amiche con quello slancio che la rendeva simpatica ed aperta con tutti. Un attimo prima che tutti i telefonini fossero di nuovo accesi lei si era già congedata con i suoi compagni che sapevano che il martedì e il giovedì doveva correre alla stazione in quei 13 minuti che la dividevano dall’appuntamento col treno per Cerveteri dove l’attendeva la palestra di ginnastica artistica che frequentava ormai da 8 anni.
Era una ragazza spumeggiante e vivace, longilinea ma non magra con quella tonicità tipica di chi fa sport a livello agonistico. In treno viaggiava sempre, tutti i giorni, e a volte incontrava la sua prof di Educazione Fisica che le chiedeva delle sue gare, dei suoi risultati. Sophie era contenta di questa intimità di viaggio e di interessi con la professoressa Valeria. Quei 30 minuti di viaggio si trasformavano in qualche cosa di diverso rispetto ad un banale incontro casuale. I loro 26 anni di differenza si annullavano in quella contiguità di interessi.
Sophie era coinvolgente, raccontava tutto in quei pochi minuti alla sua prof che viveva quella mezz’ora di viaggio con una strana sensazione. Le sembrava di non avere un’alunna accanto ma qualcosa di diverso che le stava mancando forse per sempre.
Valeria non aveva figli e non sapeva se i suoi 41 anni fossero ormai un limite invalicabile per la maternità, ma forse il vero ostacolo era non avere una relazione stabile. Pensieri che si annullavano alla stazione di Marina di Cerveteri dove Sophie scendeva e Valeria riprendeva in mano quel libro di letteratura di montagna che aveva accantonato dopo la breve chiacchierata con Sophie.
Valeria nel tempo libero amava l’escursionismo ad alto livello e nutriva la sua passione con progetti ma anche con letture che alimentavano la sua passione. Un ultimo sguardo al finestrino del treno e Sophie, voltandosi, la salutò come sempre con allegria come se quel breve spostamento fosse stato un vero viaggio di ore. Così tutti o quasi i martedì e giovedì quando Sophie alle 15 iniziava i suoi duri allenamenti che la stavano portando ad un’attività agonistica di alto livello con impegni nazionali sempre più frequenti.
Tornava alle 19 alla sua casa di Ladispoli dove i genitori Marta e Marcel, che erano già in casa, le chiedevano come sempre i fatti della giornata.
Lei rispondeva a monosillabi smanettando sul telefono, si rinchiudeva in camera e cominciava a chattare con i suoi amici. Ma la cena, al di là di queste premesse, avveniva in maniera conviviale dove vigeva la regola, ben condivisa da tutti, che per mezz’ora nulla doveva interferire nell’incontro serale a tavola.
Quella sera Marcel, riprendendo un discorso già avviato, si rivolse a Marta: - Quindi hai deciso di vendere la casa di tua madre a Bellegra? Hai avuto un’interessante offerta?
– Non è l’offerta interessante in sé ma il fatto già di aver trovato qualcuno è un miracolo!
- D'altronde sono anni che non andiamo. Da quando è morta mamma ce ne siamo disinteressati e, più il tempo passa, più ci sono lavori da fare.
Marcel annuì. - Hai ragione in definitiva, anche se io pensavo potesse essere un buon rifugio dall’afa del mare di Ladispoli. Allora accetta l’offerta e non ci pensare più.
- Ma tu cosa ne pensi Sophie - che era stata tutto il tempo in ascolto – vuoi dire la tua? Accettiamo anche da te un consiglio, ti ascoltiamo – chiese la mamma.
- Io, mamma, ho solo piccolissimi ricordi ma intensi di quella casa di nonna Gelsomina. Avevo 5 anni quando è morta e mi ricordo le filastrocche che mi raccontava quando la andavamo a trovare e mi teneva in braccio davanti al camino d’inverno e d’estate sotto quel noce che avvolgeva la casa che era fresca, a volte anche ventosa… Ricordo quel suo risotto col quale ci accoglieva e la gioia con la quale ci veniva incontro lungo quel vialetto. Poi ho vaghi ricordi, molto labili.
- Alla fine Sophie è l’unica che ci mette del sentimento – affermò Marta – noi due trattiamo la questione solo come un problema di tasse, IMU, scocciature, problemi col comune e utenze.
- Marta stai facendo tutto tu – replicò con un certo fastidio Marcel - decidi di vendere, sei tu che ti lamenti delle rogne e ora pare che io debba essere coinvolto emotivamente in una scelta che è solo tua. Sophie ha bellissimi ricordi ma il tempo passa e certe cose è giusto che restino nella memoria e nelle parole per narrarle. La vita è quella che si ricorda per raccontarla, non quella che si è vissuta e si dimentica.
Con questa affermazione si concluse la cena con la chiara intenzione di procedere. Accettare l’offerta e valutare i passi successivi.
– Non è l’offerta interessante in sé ma il fatto già di aver trovato qualcuno è un miracolo!
- D'altronde sono anni che non andiamo. Da quando è morta mamma ce ne siamo disinteressati e, più il tempo passa, più ci sono lavori da fare.
Marcel annuì. - Hai ragione in definitiva, anche se io pensavo potesse essere un buon rifugio dall’afa del mare di Ladispoli. Allora accetta l’offerta e non ci pensare più.
- Ma tu cosa ne pensi Sophie - che era stata tutto il tempo in ascolto – vuoi dire la tua? Accettiamo anche da te un consiglio, ti ascoltiamo – chiese la mamma.
- Io, mamma, ho solo piccolissimi ricordi ma intensi di quella casa di nonna Gelsomina. Avevo 5 anni quando è morta e mi ricordo le filastrocche che mi raccontava quando la andavamo a trovare e mi teneva in braccio davanti al camino d’inverno e d’estate sotto quel noce che avvolgeva la casa che era fresca, a volte anche ventosa… Ricordo quel suo risotto col quale ci accoglieva e la gioia con la quale ci veniva incontro lungo quel vialetto. Poi ho vaghi ricordi, molto labili.
- Alla fine Sophie è l’unica che ci mette del sentimento – affermò Marta – noi due trattiamo la questione solo come un problema di tasse, IMU, scocciature, problemi col comune e utenze.
- Marta stai facendo tutto tu – replicò con un certo fastidio Marcel - decidi di vendere, sei tu che ti lamenti delle rogne e ora pare che io debba essere coinvolto emotivamente in una scelta che è solo tua. Sophie ha bellissimi ricordi ma il tempo passa e certe cose è giusto che restino nella memoria e nelle parole per narrarle. La vita è quella che si ricorda per raccontarla, non quella che si è vissuta e si dimentica.
Con questa affermazione si concluse la cena con la chiara intenzione di procedere. Accettare l’offerta e valutare i passi successivi.
Sophie tornò in camera sua ripensando a quelle parole ma soprattutto le tornarono in mente quei momenti dell’infanzia così particolari e quelle manifestazioni di affetto e dolcezza di nonna Gelsomina. Negli ultimi anni non era stata più a Bellegra, andavano solo i genitori, saltuariamente e con fastidio, a regolarizzare qualche questione burocratica. Gli amici, lo sport, l’arte erano i tanti impegni dei suoi 15 anni e, così, di tempo le rimaneva ben poco.
Il giorno successivo andando a Civitavecchia incontrò in treno - forse cercandola - la prof Valeria che saliva a Roma Trastevere; era seduta a leggere il libro “Freney 1961”, che trattava di quella amara e tragica vicenda che coinvolse Bonatti. Valeria, sorpresa al saluto di Sophie le fece spazio, spostò lo zaino, chiuse il libro per farla sedere accanto.
- Buongiorno prof come va? Mi pare che oggi ci vediamo alla quarta ora.
- Non credo, ho preso un permesso per uscire prima perché devo andare a Grosseto da un notaio per vendere insieme a mio fratello un terreno agricolo che nessuno utilizza. Apparteneva a mio nonno deceduto ormai 15 anni fa.
Sophie ascoltando quel racconto le tornò in mente il discorso e le decisioni della sera prima e riagganciandosi alle parole di Valeria: - Pure io prof avevo una nonna di nome Gelsomina che abitava a Bellegra e aveva una casa che i mei genitori hanno deciso di vendere.
- Bellegra? Lo conosco da lontano, è un piccolo paese che è arroccato su una rupe e si vede molto bene da tutte le montagne circostanti. Un mio amico di Roiate me lo indica sempre quando andiamo sui monti Simbruini a scarpinare. E tu non ci vai mai?
- No, perché la casa è chiusa, ormai abbandonata, da ristrutturare e i miei genitori se ne vogliono liberare.
- lo dici con un velo di tristezza o sbaglio?
- Non lo so, è vero che non ci vado da anni, ma per me rappresenta il mondo delle coccole, delle filastrocche delle ninne nanne che nonna Gelsomina mi raccontava e cantava prima di addormentarmi. Ci andavamo spesso, quasi tutti i week end e io mi sentivo libera di girare per il cortile e l’orto.
- Capisco Sophie, come ti capisco. Ci sono ricordi dell’infanzia indelebili e quelli belli rappresentano una carezza dell’anima in ogni momento della vita. Ma perché non accompagni i tuoi genitori per un’ultima volta in quella casa prima di venderla?
- Non lo so, non mi va di andare con loro perché la vivono come un fastidio e un impiccio mentre io ho solo bei ricordi. Vorrei rivedere quei luoghi e quella casa ma con un’atmosfera diversa non come loro che vogliono solo disfarsene. Non andrò con loro!
Valeria pensò un attimo prima di parlare ma poi rompendo gli indugi e senza preamboli: - Vuoi che ti accompagni?
Sophie si girò di scatto sorpresa, non aveva ancora capito bene quella domanda e non sapeva se la prof intendesse un viaggio insieme ai genitori o da sole loro due. Rimase con quella faccia interrogativa, così perplessa, che Valeria ribadì: - io e te da sole, un viaggetto breve per rivedere quei luoghi, e, dopo Bellegra, se ti va, una carbonara in trattoria. Finalmente, anche per me, sarà l’occasione di vedere questo paesino da vicino. Così potrò dirlo al mio amico Carlo, che rimarrà stupito quando me lo indicherà da lontano.
Il giorno successivo andando a Civitavecchia incontrò in treno - forse cercandola - la prof Valeria che saliva a Roma Trastevere; era seduta a leggere il libro “Freney 1961”, che trattava di quella amara e tragica vicenda che coinvolse Bonatti. Valeria, sorpresa al saluto di Sophie le fece spazio, spostò lo zaino, chiuse il libro per farla sedere accanto.
- Buongiorno prof come va? Mi pare che oggi ci vediamo alla quarta ora.
- Non credo, ho preso un permesso per uscire prima perché devo andare a Grosseto da un notaio per vendere insieme a mio fratello un terreno agricolo che nessuno utilizza. Apparteneva a mio nonno deceduto ormai 15 anni fa.
Sophie ascoltando quel racconto le tornò in mente il discorso e le decisioni della sera prima e riagganciandosi alle parole di Valeria: - Pure io prof avevo una nonna di nome Gelsomina che abitava a Bellegra e aveva una casa che i mei genitori hanno deciso di vendere.
- Bellegra? Lo conosco da lontano, è un piccolo paese che è arroccato su una rupe e si vede molto bene da tutte le montagne circostanti. Un mio amico di Roiate me lo indica sempre quando andiamo sui monti Simbruini a scarpinare. E tu non ci vai mai?
- No, perché la casa è chiusa, ormai abbandonata, da ristrutturare e i miei genitori se ne vogliono liberare.
- lo dici con un velo di tristezza o sbaglio?
- Non lo so, è vero che non ci vado da anni, ma per me rappresenta il mondo delle coccole, delle filastrocche delle ninne nanne che nonna Gelsomina mi raccontava e cantava prima di addormentarmi. Ci andavamo spesso, quasi tutti i week end e io mi sentivo libera di girare per il cortile e l’orto.
- Capisco Sophie, come ti capisco. Ci sono ricordi dell’infanzia indelebili e quelli belli rappresentano una carezza dell’anima in ogni momento della vita. Ma perché non accompagni i tuoi genitori per un’ultima volta in quella casa prima di venderla?
- Non lo so, non mi va di andare con loro perché la vivono come un fastidio e un impiccio mentre io ho solo bei ricordi. Vorrei rivedere quei luoghi e quella casa ma con un’atmosfera diversa non come loro che vogliono solo disfarsene. Non andrò con loro!
Valeria pensò un attimo prima di parlare ma poi rompendo gli indugi e senza preamboli: - Vuoi che ti accompagni?
Sophie si girò di scatto sorpresa, non aveva ancora capito bene quella domanda e non sapeva se la prof intendesse un viaggio insieme ai genitori o da sole loro due. Rimase con quella faccia interrogativa, così perplessa, che Valeria ribadì: - io e te da sole, un viaggetto breve per rivedere quei luoghi, e, dopo Bellegra, se ti va, una carbonara in trattoria. Finalmente, anche per me, sarà l’occasione di vedere questo paesino da vicino. Così potrò dirlo al mio amico Carlo, che rimarrà stupito quando me lo indicherà da lontano.
Sophie quasi non ci credeva, un viaggetto con la sua prof di ginnastica, un’intimità particolare fra alunna e professoressa. Due donne in viaggio con 26 anni di differenza. Una complicità speciale soprattutto quando Sophie affermò con decisione: - Ma i miei non devono saperlo perché non capirebbero questa cosa.
Valeria annuì e comprese quello scompiglio di emozione, sorpresa, dietro il segreto di Sophie.
- Dobbiamo decidere il giorno ma tu però dovrai liberarti per una mezza giornata da casa e trovare una scusa con i tuoi.
- Per questo non c’è problema, dirò che vado a Roma a fare shopping come spesso faccio con le amiche e nessuno mi cercherà.
- Facciamo sabato alle 10; ti vengo a prendere in automobile a Trastevere e in quasi due ore staremo lì. Poi decidiamo cosa facciamo dopo, se mangiare fuori o farci una passeggiata. Torneremo nel pomeriggio così tu riprendi il treno e non fai tardi.
Valeria annuì e comprese quello scompiglio di emozione, sorpresa, dietro il segreto di Sophie.
- Dobbiamo decidere il giorno ma tu però dovrai liberarti per una mezza giornata da casa e trovare una scusa con i tuoi.
- Per questo non c’è problema, dirò che vado a Roma a fare shopping come spesso faccio con le amiche e nessuno mi cercherà.
- Facciamo sabato alle 10; ti vengo a prendere in automobile a Trastevere e in quasi due ore staremo lì. Poi decidiamo cosa facciamo dopo, se mangiare fuori o farci una passeggiata. Torneremo nel pomeriggio così tu riprendi il treno e non fai tardi.
Sophie era raggiante: un viaggio segreto con la sua prof alla ricerca di quella vecchia casa. Il tempo che divideva il martedì a sabato era estremamente dilatato e forse, quello del sabato, sarebbe volato via in un momento.
Scesero insieme alla stazione di Civitavecchia ma, quasi per restituirsi i ruoli, si divisero; Sophie incontrò alcuni suoi compagni e Valeria camminò da sola sul marciapiede vicino alla spiaggia.
Infatti non si incontrarono quel martedì a lezione ma si rincontrarono in treno il giovedì e Marta le raccontò che aveva anticipato la giornata di shopping a mamma Marta e che tutto filava liscio nell’attesa di sabato.
- Ti devo però dare il numero del mio telefonino - disse Valeria – è bene che tu lo abbia per qualsiasi cosa.
- Grazie prof ma io non vorrei….
- Dai Sophie non fare la scema. È bene che tu lo abbia, tanto sai come comportarti e so che non lo daresti mai a nessuno! Allora sabato alle 10 alla stazione di Trastevere e… soprattutto allegria. Ti vedo un po’ stonata, c’è qualcosa?
- Ma no prof mi sembra tutto così strano che quasi non ci credo –
Prima di congedarsi entrambe a Civitavecchia Valeria le passò una mano fra i suoi lisci capelli biondi quasi a rassicurarla con una carezza.
Scesero insieme alla stazione di Civitavecchia ma, quasi per restituirsi i ruoli, si divisero; Sophie incontrò alcuni suoi compagni e Valeria camminò da sola sul marciapiede vicino alla spiaggia.
Infatti non si incontrarono quel martedì a lezione ma si rincontrarono in treno il giovedì e Marta le raccontò che aveva anticipato la giornata di shopping a mamma Marta e che tutto filava liscio nell’attesa di sabato.
- Ti devo però dare il numero del mio telefonino - disse Valeria – è bene che tu lo abbia per qualsiasi cosa.
- Grazie prof ma io non vorrei….
- Dai Sophie non fare la scema. È bene che tu lo abbia, tanto sai come comportarti e so che non lo daresti mai a nessuno! Allora sabato alle 10 alla stazione di Trastevere e… soprattutto allegria. Ti vedo un po’ stonata, c’è qualcosa?
- Ma no prof mi sembra tutto così strano che quasi non ci credo –
Prima di congedarsi entrambe a Civitavecchia Valeria le passò una mano fra i suoi lisci capelli biondi quasi a rassicurarla con una carezza.
Sabato Sophie prese il treno delle 9 e arrivò con mezz’ora di anticipo a Roma. L’emozione era tanta: il viaggio segreto con la prof, Bellegra, la casa della nonna, e forse pure la trattoria: loro due assieme. Troppo.
La Suzuki Swift bicolore apparve poco prima delle 10. Sophie non conosceva la macchina ma il clacson l’avvisò dell’arrivo della prof. Salì in auto imbarazzata, non sapeva come salutare la sua compagna di viaggio di quel sabato speciale. Valeria per sciogliere quel clima le strinse forte il braccio fra il gomito e il polso e disse: - Buongiorno Sophie, partiamo, due amiche in viaggio: destinazione Bellegra… -
Sophie si sciolse, si voltò e sorrise.
- Buongiorno prof.
- Che hanno detto i tuoi stamattina? Erano insospettiti?
- No sapevano che sarei andata a Roma, papà era andato al calcetto e mamma doveva vedersi con un’amica al ristorante sul mare. Magari, poi al ritorno, una cosa me la compro così una mezza verità nasconde una mezza bugia… Se mi telefonassero, ma non lo fanno, gli dico che sono con un’amica anche io. Ma poi li chiamo io.
La Suzuki Swift bicolore apparve poco prima delle 10. Sophie non conosceva la macchina ma il clacson l’avvisò dell’arrivo della prof. Salì in auto imbarazzata, non sapeva come salutare la sua compagna di viaggio di quel sabato speciale. Valeria per sciogliere quel clima le strinse forte il braccio fra il gomito e il polso e disse: - Buongiorno Sophie, partiamo, due amiche in viaggio: destinazione Bellegra… -
Sophie si sciolse, si voltò e sorrise.
- Buongiorno prof.
- Che hanno detto i tuoi stamattina? Erano insospettiti?
- No sapevano che sarei andata a Roma, papà era andato al calcetto e mamma doveva vedersi con un’amica al ristorante sul mare. Magari, poi al ritorno, una cosa me la compro così una mezza verità nasconde una mezza bugia… Se mi telefonassero, ma non lo fanno, gli dico che sono con un’amica anche io. Ma poi li chiamo io.
Il viaggio filava liscio, niente navigatore, poco traffico e una canzone di Ultimo in sottofondo che piaceva ad entrambe. Il basso tono della musica favorì qualche scambio di piccoli racconti ma sempre un po’ superficiali come se quella situazione fosse un po’ difficile, ancora imbarazzante per Sophie.
Valeria durante il viaggio ricevette in viva voce una telefonata di Carlo che le dava appuntamento per il giorno dopo per andare in montagna. Un po’ per entrare più in confidenza, e un po’ per non rimanere solo una prof gentile che da un passaggio ad una alunna, al termine della conversazione, pensò, in confidenza, di accennare qualcosa di Carlo a Sophie.
- Carlo è un vecchio amico, forse un fidanzato di una volta di 10 anni fa, ma ora siamo proprio amici e condividiamo la passione della montagna. Ha 44 anni ha un negozio di montagna, sposato una volta, ma indeciso se rimanere ragazzo o fare scelte più importanti. Ci potremmo perdere di vista solo se uno di noi due si fidanzasse con qualcun altro. Ma poi non lo so, che ti devo dire. Domani andremo in montagna insieme…
Valeria durante il viaggio ricevette in viva voce una telefonata di Carlo che le dava appuntamento per il giorno dopo per andare in montagna. Un po’ per entrare più in confidenza, e un po’ per non rimanere solo una prof gentile che da un passaggio ad una alunna, al termine della conversazione, pensò, in confidenza, di accennare qualcosa di Carlo a Sophie.
- Carlo è un vecchio amico, forse un fidanzato di una volta di 10 anni fa, ma ora siamo proprio amici e condividiamo la passione della montagna. Ha 44 anni ha un negozio di montagna, sposato una volta, ma indeciso se rimanere ragazzo o fare scelte più importanti. Ci potremmo perdere di vista solo se uno di noi due si fidanzasse con qualcun altro. Ma poi non lo so, che ti devo dire. Domani andremo in montagna insieme…
Sophie ascoltò con attenzione senza fare ulteriori domande e avvertì che la situazione si era sciolta con questi racconti e ormai Bellegra era vicina. Mancavano 10 km e stavano attraversando San Vito Romano.
- Ma tu ricordi dove sta la casa? Hai le chiavi? Cosa effettivamente vuoi fare lì? Quanto ci tratteniamo?
- Certo che mi ricordo è in fondo a Vicolo del Tamburino. Non ho le chiavi, non volevo prenderle perché mi sembrava una cosa da non fare, mi avrebbe messo in ansia con i miei. Non ero sicura che fossero in quel cassetto con tutte le chiavi. Forse le ha l’agenzia. A me la casa basta vederla da fuori e avere un bel ricordo, come una fotografia negli occhi prima che cambi tutta.
Valeria sorrise, capì che aveva fatto troppe domande a raffica.
Si fermarono nel grande parcheggio comunale e si avviarono a piedi per le stradette e scalette di Bellegra. Sophie era sicura di non essere riconosciuta da nessuno. A quell’età si cambia troppo per ricordarsi di una bimbetta di 5 anni.
Imboccarono il vicolo e in fondo alla via ecco apparire la casa! Sophie precedeva Valeria.
- Eccola! - Voltandosi raggiante verso Valeria. Quando vide quella porta antica di legno usurata dall’incuria e dal tempo le tornò subito in mente, il cigolio di quella porta. I rumori, come gli odori, non si dimenticano mai.
- Quanto vorrei che la nonna fosse qui – disse Sophie osservando la sedia vuota sul limitare dell’uscio. Valeria la abbracciò da dietro cercando di non rompere quell’emozione, quella sorpresa, i ricordi dell’infanzia.
- Sedia, sediola Sophie va a scuola: si porta il canestrello, pieno pieno di pizzutello. La maestra gli fa festa e la butta dalla finestra…
- Ma tu ricordi dove sta la casa? Hai le chiavi? Cosa effettivamente vuoi fare lì? Quanto ci tratteniamo?
- Certo che mi ricordo è in fondo a Vicolo del Tamburino. Non ho le chiavi, non volevo prenderle perché mi sembrava una cosa da non fare, mi avrebbe messo in ansia con i miei. Non ero sicura che fossero in quel cassetto con tutte le chiavi. Forse le ha l’agenzia. A me la casa basta vederla da fuori e avere un bel ricordo, come una fotografia negli occhi prima che cambi tutta.
Valeria sorrise, capì che aveva fatto troppe domande a raffica.
Si fermarono nel grande parcheggio comunale e si avviarono a piedi per le stradette e scalette di Bellegra. Sophie era sicura di non essere riconosciuta da nessuno. A quell’età si cambia troppo per ricordarsi di una bimbetta di 5 anni.
Imboccarono il vicolo e in fondo alla via ecco apparire la casa! Sophie precedeva Valeria.
- Eccola! - Voltandosi raggiante verso Valeria. Quando vide quella porta antica di legno usurata dall’incuria e dal tempo le tornò subito in mente, il cigolio di quella porta. I rumori, come gli odori, non si dimenticano mai.
- Quanto vorrei che la nonna fosse qui – disse Sophie osservando la sedia vuota sul limitare dell’uscio. Valeria la abbracciò da dietro cercando di non rompere quell’emozione, quella sorpresa, i ricordi dell’infanzia.
- Sedia, sediola Sophie va a scuola: si porta il canestrello, pieno pieno di pizzutello. La maestra gli fa festa e la butta dalla finestra…
Di fronte a quella sedia Sophie si era lasciata andare, senza alcun preavviso, a quella cantilena come un doveroso omaggio a quella sedia dalla quale, dopo la filastrocca, nonna Gelsomina la gettava a testa in giù capovolta verso il cielo
Valeria le chiese: - ne sai un’altra? La ricordi?
Sophie ci pensò un attimo e ricominciò cantilenando: - Seta moneta /le donne di Gaeta/che filano la seta: /la seta e la bambagia: bambini che vi piace?
- Poi non me la ricordo più…
Continua così, suggerì Valeria. – Ci piace Giovanni/che fa cantare i galli. La chioccia coi pulcini, /i galli e le galline/che fanno coccodè….
- Ma neanche io non me la ricordo più; aveva però un seguito. - Aggiunse con rammarico Valeria.
Cosa vuoi fare ora? Non hai le chiavi. Vuoi restare ancora un po’ qui?
- Facciamoci un giretto della casa, vediamo dove stava l’orto e poi andiamo a mangiare, va bene prof?
- Ok come vuoi, stabilisci tu i tempi, come preferisci. Restiamo quanto vuoi.
- No, basta andiamo. Era forse questo il momento che volevo vivere per fissare questo ricordo. Quello del funerale era troppo triste.
Valeria le chiese: - ne sai un’altra? La ricordi?
Sophie ci pensò un attimo e ricominciò cantilenando: - Seta moneta /le donne di Gaeta/che filano la seta: /la seta e la bambagia: bambini che vi piace?
- Poi non me la ricordo più…
Continua così, suggerì Valeria. – Ci piace Giovanni/che fa cantare i galli. La chioccia coi pulcini, /i galli e le galline/che fanno coccodè….
- Ma neanche io non me la ricordo più; aveva però un seguito. - Aggiunse con rammarico Valeria.
Cosa vuoi fare ora? Non hai le chiavi. Vuoi restare ancora un po’ qui?
- Facciamoci un giretto della casa, vediamo dove stava l’orto e poi andiamo a mangiare, va bene prof?
- Ok come vuoi, stabilisci tu i tempi, come preferisci. Restiamo quanto vuoi.
- No, basta andiamo. Era forse questo il momento che volevo vivere per fissare questo ricordo. Quello del funerale era troppo triste.
La Swift era al sole, infuocata. Valeria per scansare quella velata tristezza apri la macchina abbassò i finestrini, aprì il tettuccio e con voce forte e decisa: - dai Sophie sali e andiamo da quel rusticone dove vado con Carlo al ritorno delle escursioni: il “fettuccinaro” di Guadagnolo e lì ci godiamo il panorama del Tirreno e Roma. Sembriamo Thelma e Louise con questa macchina.
Sophie guardò in modo interrogativo Valeria ma lei intuì subito la sua perplessità: - guardalo su YouTube, è un film di tanti anni fa di Ridley Scott, poi sul treno mi dirai, se lo vedrai, di quelle due amiche in viaggio.
Guadagnolo le accolse su quella spalla dei Monti Prenestini col suo panorama indolente ma stupefacente e, di fronte a due amatriciane suntuose tintinnarono i bicchieri.
Un brindisi col vino bianco e Coca Cola per fermare questa giornata speciale.
Testo di Carlo Coronati
Foto di Walter Meregalli
Sophie guardò in modo interrogativo Valeria ma lei intuì subito la sua perplessità: - guardalo su YouTube, è un film di tanti anni fa di Ridley Scott, poi sul treno mi dirai, se lo vedrai, di quelle due amiche in viaggio.
Guadagnolo le accolse su quella spalla dei Monti Prenestini col suo panorama indolente ma stupefacente e, di fronte a due amatriciane suntuose tintinnarono i bicchieri.
Un brindisi col vino bianco e Coca Cola per fermare questa giornata speciale.
Testo di Carlo Coronati
Foto di Walter Meregalli