Aprile 2025
“…l’aria era piena di urla che incitavano i giocatori e di rondini che sfrecciavano alte, incuranti dello tzan…”
«Dipende!»
«Dipende?»
«Sì. Dipende»
«Dipende?»
«Sì. Dipende»
Non lo sopportava.
Quando suo nonno faceva così, a Pierre usciva il fumo dal naso e gli occhi mandavano lampi.
«Ma è possibile che, anche alle domande più semplici, tu non mi dia mai una risposta chiara? Netta? Precisa?»
Il vecchio uomo era seduto sul ceppo di un vecchio castagno ai bordi del prato. Indossava una camicia pesante sopra la canottiera a coste bianca e un vecchio berretto di lana che aveva ormai perso forma e colore. Tra le labbra pendeva un mozzicone di sigaro spento e un mezzo sorriso. Aveva la pelle scura per il sole e gli occhi guardavano lontano, là dove il sole iniziava a tramontare dietro la becca d’Aver.
Pierre teneva tra le mani la piota e stava esercitandosi a palettare. Lo schiocco ritmato dello tsan sull’attrezzo, legno contro legno, aveva un che di ipnotico pur tradendo, nella velocità dei colpi, il nervosismo del ragazzo.
Pierre teneva tra le mani la piota e stava esercitandosi a palettare. Lo schiocco ritmato dello tsan sull’attrezzo, legno contro legno, aveva un che di ipnotico pur tradendo, nella velocità dei colpi, il nervosismo del ragazzo.
«E allora?» insistette rivolto all’uomo
«E allora dipende» - rispose rassegnato lui - «Cosa devo dirti? Tu cerchi risposte dove non ce ne sono.»
«E allora dipende» - rispose rassegnato lui - «Cosa devo dirti? Tu cerchi risposte dove non ce ne sono.»
Pierre, con un ultimo colpo secco, mandò lo tsan a rotolare lontano.
«Va bene, come vuoi tu. Vorrà dire che il nipote di Palmino non sa insegnare i segreti per vincere» e detto questo se ne andò furibondo.
Il giorno dopo, a pochi metri da dove si era svolto il dialogo, la partita era in pieno svolgimento. L’aria era piena di urla che incitavano i giocatori e di rondini che sfrecciavano alte, incuranti dello tzan…
Pierre, con la divisa sgargiante della sua squadra, era uno di quelli che si dannava di più per la vittoria. A bordo campo, insieme agli altri vecchi del paese, suo nonno lo osservava.
Il capitano della squadra motivava i suoi giocatori e li consigliava al meglio e, di tanto in tanto, raggiungeva il vecchio tra il pubblico e gli chiedeva qualcosa. Poi lo ascoltava annuendo e tornava verso il campo con nuovi suggerimenti.
«Va bene, come vuoi tu. Vorrà dire che il nipote di Palmino non sa insegnare i segreti per vincere» e detto questo se ne andò furibondo.
Il giorno dopo, a pochi metri da dove si era svolto il dialogo, la partita era in pieno svolgimento. L’aria era piena di urla che incitavano i giocatori e di rondini che sfrecciavano alte, incuranti dello tzan…
Pierre, con la divisa sgargiante della sua squadra, era uno di quelli che si dannava di più per la vittoria. A bordo campo, insieme agli altri vecchi del paese, suo nonno lo osservava.
Il capitano della squadra motivava i suoi giocatori e li consigliava al meglio e, di tanto in tanto, raggiungeva il vecchio tra il pubblico e gli chiedeva qualcosa. Poi lo ascoltava annuendo e tornava verso il campo con nuovi suggerimenti.
La squadra di Pierre tornò all’attacco. I compagni si susseguivano alla pertse ed ognuno collezionava battute buone mentre il nervosismo di Pierre sembrava aumentare. Giunto il suo turno lanciò un ultimo sguardo verso suo nonno che sembrava chiacchierare distratto.
Prima tsachà e lo tsan finisce a terra.
Fortuna che era la dama e poteva riprovarci.
Al secondo tentativo le cose vanno meglio, colpisce di sghembo e lo tsan prende una traiettoria strana che inganna i difensori.
Ma Pierre è sempre più nervoso.
Prova a cambiare mazza, ma poi ci ripensa e torna a quella solita; mima un colpo per vedere come si dispongono in campo gli avversari; prende tempo; riposiziona lo tsan sullo tsapot e prende di nuovo la mira.
Il capitano lo osserva e, da lontano, cerca di rassicurarlo.
Pierre si decide, rotea il baton e… grama.
Scoraggiato recupera lo tsan e ci riprova.
Scoraggiato recupera lo tsan e ci riprova.
Stessa scena di prima e… grama.
Alla fine della partita, avevano vinto, ma Pierre non aveva fatto neanche un punto.
Tornato a casa, aveva trovato il nonno che fumava sotto il larice in giardino.
Alla fine della partita, avevano vinto, ma Pierre non aveva fatto neanche un punto.
Tornato a casa, aveva trovato il nonno che fumava sotto il larice in giardino.
«Lasciami perdere – gli dice stizzito – Ti avevo chiesto cosa dovevo fare. Ma tu niente… e questo è il risultato»
«Avete ben vinto» gli dice il vecchio
«Sì, ma io ho fatto schifo»
«Vedi Pierre, fino a quando pensi a te stesso invece che alla squadra, non vincerai mai»
«Avete ben vinto» gli dice il vecchio
«Sì, ma io ho fatto schifo»
«Vedi Pierre, fino a quando pensi a te stesso invece che alla squadra, non vincerai mai»
Il ragazzo si bloccò. Aveva le lacrime agli occhi per la rabbia.
«La finisci di parlare per enigmi! – sbottò – Cosa vuol dire questa cosa?»
«Te lo cercavo di dire anche ieri. Il colpo segreto per vincere dipende.»
Pierre alzò lo sguardo sull’uomo che continuò
«Non sei un giocatore di tennis o di scacchi, sei uno dei dodici dello tsan. Il tuo gioco è collegato a quello degli altri. Devi fare quello che serve alla squadra e dimenticare cosa serve a te.»
«La finisci di parlare per enigmi! – sbottò – Cosa vuol dire questa cosa?»
«Te lo cercavo di dire anche ieri. Il colpo segreto per vincere dipende.»
Pierre alzò lo sguardo sull’uomo che continuò
«Non sei un giocatore di tennis o di scacchi, sei uno dei dodici dello tsan. Il tuo gioco è collegato a quello degli altri. Devi fare quello che serve alla squadra e dimenticare cosa serve a te.»
Pierre lo guardava e rifletteva.
Forse aveva iniziato a comprendere…
«Adesso andiamo dentro a mangiare. Che senza pane e minestra neanche il giocatore più forte segna dei punti»
Testo di Franz Rossi
Foto di Walter Meregalli
Testo di Franz Rossi
Foto di Walter Meregalli