Gennaio 2025

“…e l’acqua, scorrendo, sembrava ridare vita al paesaggio e liberare Greta dai ricordi di quella notte…”
A Greta piaceva andare a lavorare in fabbrica. Le piaceva alzarsi presto il mattino e scendere a Verrés con le strade ancora brinate. Le piaceva il piccolo lusso del caffè che beveva da sola al bar della stazione mentre aspettava che Luisa arrivasse da Pont per darle un passaggio al lavoro. Le piaceva il cameratismo tra colleghe, tutte pronte a fare una battuta di spirito e a prendere le difese delle altre.
A Greta piaceva la sua vita.
Ma venerdì scorso il caporeparto l’aveva chiamata per dirle che avrebbero ridotto il personale e che dal prossimo mese non sarebbe più dovuta andare al lavoro.

Quella sera il tratto Verrés, Montjovet, Estaod, e su su fino a Sommarese le era sembrato eterno. Le lacrime scendevano sul suo viso e le appannavano un po’ la vista. Cosa avrebbe fatto? I suoi genitori contavano sul suo salario per mandare avanti la famiglia! Il papà aveva qualche mucca, ma quei 1.000 euro puliti che lei consegnava a casa servivano a pagare un vecchio mutuo e a far fronte alle emergenze di ogni mese.

Quando arrivò a casa, come capitava sempre quando faceva il secondo turno, i suoi erano già andati a letto. Scoprì la scodella di minestra che la mamma aveva lasciato accanto al fuoco e iniziò a buttarci dentro dei pezzi di pane nero secco. Ma non aveva fame. Lo stomaco era un nodo. Si sforzò di mangiare, pensando alle parole della nonna (“Sacco vuoto non sta in piedi”), rassettò la cucina e andò nella sua cameretta.

Il mattino dopo, sabato, prima che facesse chiaro, fu svegliata dal padre che si preparava ad uscire. Indossò di corsa una maglia e un paio di pantaloni da lavoro e lo seguì verso la stalla.
Un peso le opprimeva il cuore e non vedeva l’ora di liberarsene.

- Papà, è successa una cosa terribile: ieri mi hanno licenziata
Il padre si fermò di botto e si girò verso di lei. Osservò a lungo il viso sconvolto della figlia…
- Hai combinato qualcosa? Non hai fatto bene il tuo lavoro?
- Ma no, cosa dici? Stanno riducendo il personale perché non hanno abbastanza commesse dall'estero…
- E allora perché sei così agitata? Potevi farci qualcosa?
- No, certo che no.
- È come la neve tardiva, una bella grana per noi contadini, ma dipende dalla natura e dal buon dio. Noi possiamo solo giocare con le carte che la sorte ci mette in mano. Impara a preoccuparti delle cose che puoi cambiare, non di quelle su cui non hai potere!
- Ma noi come faremo? Al 27 del mese facevano comodo quei soldi
- Sì certo, ma se tu dai una mano a me in stalla mentre cerchi un nuovo lavoro, io potrò dedicarmi a riparare il tetto e non dovremo chiamare un muratore. Ma adesso rientra che fa freddo e le bestie mi aspettano
E con un gesto della mano invitò Greta a tornare a casa. Ma la ragazza non era ancora serena, così fece quello che faceva sempre. Indossò un paio di scarpe da montagna e partì in salita verso la Comagna.

Era un sabato d’inverno bellissimo. 
Freddo ma con il cielo azzurro. Mentre saliva ascoltava i suoni del bosco. Il crepitio del ghiaccio sotto i piedi. Gli schiocchi del legno che si asciugava mentre il sole raggiungeva le cime degli alberi. Il frullare dei merli tra i rami e lo scalpiccio di qualche famiglia di cervi.
Aveva raggiunto la cima quasi di corsa. Il fiato le faceva quasi male tanto fredda era l’aria e tanta la violenza con cui la succhiava. La fatica della salita aveva un po’ chiarito le sue idee e adesso capiva il discorso del padre. Ma l’animo era ancora tormentato.
Mentre scendeva, udì un suono che lì per lì non riconobbe. Un crepitio lieve ma festoso. Cercò con gli occhi la fonte di quel rumore e vide un piccolo torrentello che si infilava tra la neve e i fili d’erba. Probabilmente, quando era salita nel freddo della mattina, tutto era gelido ed immobile, quasi tetro. Ma poi il sole aveva operato il suo miracolo e l’acqua, scorrendo, sembrava ridare vita al paesaggio e liberare Greta dai ricordi di quella notte.
Si fermò per bere un sorso di quell’acqua salvifica. Aveva lo stesso sapore di quella che usciva dalla fontana sotto casa. E si sentì in pace con la coscienza: era nel posto giusto e la sua vita sarebbe proseguita serena.

Testo: Franz Rossi
Foto: Walter Meregalli


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